L’acqua piovana, goccia dopo goccia, si fa strada infilandosi tra ciò che sembra immobile e porta, invece, lente trasformazioni. Per quanto questa immagine possa avere un lato poetico, l’infiltrazione di acqua è in grado di generare delle sostanze pericolose, altamente inquinanti. Come accade quando va a contatto con le masse di rifiuti accumulati in discarica. Scorrendo tra quelli urbani e industriali, l’acqua si trasforma in percolato, un liquido che può contaminare gravemente il suolo, le acque superficiali e le falde acquifere, compromettendo la salute degli ecosistemi e di chi li abita. Per questo motivo è fondamentale una sua attenta ed efficace gestione. Vediamo, dunque, i rischi associati a questa sostanza e quali sono le migliori tecniche di trattamento del percolato derivato dai rifiuti.
Da pioggia limpida, a potente contaminante
La formazione del percolato avviene attraverso processi biologici, chimici e fisici che si svolgono all’interno delle discariche, insieme alla composizione dei rifiuti. In generale, le sue caratteristiche quantitative sono influenzate da:
- fattori esterni, come l’apporto idrico meteorico, superficiale e sotterraneo;
- fattori interni: l’umidità iniziale, la produzione e consumo di acqua durante la biodegradazione dei rifiuti;
- fattori progettuali, quali la copertura finale e le modalità di gestione della discarica stessa.
Gli aspetti qualitativi, invece, così come il quoziente inquinante del percolato, dipendono più strettamente dalla composizione dei rifiuti, in particolare dalla componente organica biodegradabile e dal contenuto di metalli¹.
C’è, infine, un altro fattore fondamentale che sancisce lo stretto legame tra discarica e percolato, influenzando le proprietà e la composizione di quest’ultimo: si tratta dell’età del liquido prodotto dai rifiuti. Il percolato cosiddetto giovane (formatosi da rifiuti stoccati in discarica da massimo cinque anni) ha un elevato indice di biodegradabilità e una consistente concentrazione di metalli pesanti, peculiarità che determinano la sua natura contaminante. Al contrario, a rendere altamente inquinante il percolato vecchio, ovvero in discarica da più di dieci anni, è l’azoto ammoniacale.
LEGGI ANCHE: Trattamento e smaltimento di rifiuti liquidi: cosa sapere
Percolato e contaminazione ambientale
Ma quali sono, dunque, i rischi ambientali e sanitari associati a questo liquido inquinante? Il percolato generato nelle discariche rappresenta, oggigiorno, una grave minaccia per l’ambiente. Se non adeguatamente raccolto e trattato, infatti, può infiltrarsi nel suolo, contaminando le falde acquifere, risorse fondamentali per l’uso umano e agricolo. La presenza di nitrati, fosfati e metalli pesanti nell’ambiente acquatico altera gli equilibri ecologici, minacciando la biodiversità e la qualità delle stesse. Le discariche, inoltre, emettono metano e anidride carbonica, che, in quanto gas serra, contribuiscono al cambiamento climatico globale. Tutto ciò rende indispensabile l’adozione di sistemi di gestione e trattamento del percolato che siano efficaci, tecnologicamente avanzati e conformi alle normative vigenti². In relazione all’ordinamento, proprio nel 2024, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha precisato che la reintroduzione (se necessaria) del percolato in discarica è consentito solo previa rimozione di sali, metalli pesanti e azoto³.
LEGGI ANCHE: Inquinamento falde acquifere: come intervenire
Trattamento del percolato: biologico o chimico?
Quando si parla di percolato, dunque, si ha a che fare con una sostanza fortemente mutabile ed eterogenea, sia a livello quantitativo, sia qualitativo. Le modalità di gestione e trattamento del percolato risultano, perciò, complesse e sfidanti. Svariate sono, infatti, le tecnologie messe in campo per lo smaltimento del percolato, che possono essere di tipo biologico, chimico e fisico-chimico.
Trattamenti biologici
Questa prima tipologia di trattamenti sfrutta microrganismi presenti in natura per eliminare la componente organica all’interno del percolato. Le tecniche biologiche si dividono, a loro volta, in due categorie:
- aerobiche, come l’uso di fanghi attivi;
- anaerobiche, con digestori che lavorano anche in assenza di ossigeno.
Trattamenti chimico-fisici
Per quanto riguarda le tecniche basate sulla precipitazione chimica, questo metodo è ampiamente utilizzato nella depurazione dei reflui, soprattutto come approccio di pretrattamento per la rimozione di metalli pesanti e di sostanze inorganiche, difficilmente degradabili attraverso metodo biologico. A queste tecniche solitamente si abbinano dei trattamenti fisici, come nel caso della disidratazione tramite filtropressa dei fanghi generati nel processo depurativo.
I metodi chimico-fisici sono numerosi. Adsorbimento, filtrazione e osmosi inversa sono tutte tecnologie che garantiscono ottimi rendimenti, sempre e comunque, con la possibilità di dover abbinare un ulteriore successivo trattamento affinché il risultato sia in linea con le direttive.
LEGGI ANCHE: Trattenere per migliorare: alla scoperta della filtrazione a membrana
Gestione ambientale discariche: in situ o ex situ?
Abbiamo visto che le tecniche per il trattamento e la gestione di liquidi sono svariate e che è possibile utilizzarne più di uno, a seconda della composizione e della quantità. Ma dove avviene lo smaltimento del percolato? Solitamente la depurazione di tale sostanza avviene presso impianti terzi, dunque ex situ. Ciò significa che il percolato deve essere recuperato, attraverso sistemi di tubature e di drenaggio e trasportato con autobotti regolarmente autorizzate al trasporto di rifiuti presso impianti che ne permettono il giusto trattamento.
È qui che, grazie alla sua esperienza sul campo, si inserisce Pragma Chimica, offrendo una consulenza mirata a seconda delle specifiche necessità. Appoggiandosi a collaboratori esterni i nostri professionisti sapranno consigliare soluzioni ad hoc, progettate per un trattamento efficace e riducendo l’impatto ambientale delle lavorazioni.
Scopri come possiamo aiutarti nel trattamento del percolato: prenota un appuntamento
con i nostri tecnici per una consulenza.
NOTE:
¹Composizione del percolati di discarica, 2021, Water Research volume 203
²Decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 121
³Nota del 21 marzo 2024, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica