Come eliminare i PFAS

Come eliminare i PFAS: un caso di studio

Quando si parla di inquinamento dell’acqua, c’è una questione che, più di altre, desta clamore: l’inquinamento da PFAS. Un problema che interessa da vicino il Veneto, ma che è di portata nazionale e mondiale. L’Europa lavora da tempo per una progressiva restrizione del loro uso¹. Secondo il Forever Pollution Project², un’inchiesta giornalistica su scala internazionale, in Europa sarebbero almeno 17 mila i siti contaminati da PFAS. Insomma, una materia scottante, in cui ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Noi di Pragma Chimica siamo al fianco delle aziende su questo versante, aiutandole a capire come eliminare i PFAS dall’acqua di falda in modo sicuro ed efficace. Ne parliamo in questo articolo, partendo da un recente caso di studio: presso un’importante cantina vinicola del Vicentino, abbiamo installato un impianto di rimozione PFAS con tecnologia mista a carboni attivi e resine selettive.

Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): cosa sono?

Come raccontavamo in un precedente articolo, i PFAS sono una numerosa famiglia di composti chimici sintetici. Grazie alle loro caratteristiche chimiche e fisiche, forniscono ai materiali proprietà repellenti all’acqua e ai grassi, rendendoli impermeabili. Per questo, vengono utilizzati da tempo in un’ampia varietà di prodotti di consumo e applicazioni industriali come:

• tessuti impermeabili;
• pelli;
• insetticidi e detersivi;
• creme e cosmetici.

Tuttavia, proprio a causa delle loro caratteristiche chimiche, i PFAS sono estremamente resistenti ai processi di degradazione esistenti in natura, il che li rende rischiosi per l’ambiente. Inoltre, questi composti persistono anche negli organismi viventi, uomo compreso, dove risultano essere tossici a elevate concentrazioni. Ecco perché sono soprannominati forever chemicals.

Eliminare i PFAS dall’acqua

Eliminare questi composti è impresa non da poco. Ma, come diciamo sempre, la soluzione c’è. Da tempo si lavora per trovare soluzioni innovative su scala industriale in grado di assorbire e rimuovere i PFAS disciolti in acqua. Il principale metodo di rimozione è quello a carbone attivo granulare. Si tratta di un sistema utilizzato da molti enti gestori del servizio idrico in Veneto, che hanno integrato ai loro impianti uno o più filtri PFAS. Ma quella a carbone attivo è davvero la soluzione migliore? In realtà, nonostante questo sistema si dimostri affidabile, è l’impianto misto, cioè composto da carboni attivi e resine selettive, a risultare l’opzione migliore. Ed è proprio questa la soluzione che abbiamo adottato per l’impianto recentemente installato nel Vicentino.

I vantaggi di un impianto di rimozione misto

C’è un aspetto che merita una sottolineatura. Non si tratta solo di approfondire come eliminare i PFAS: gli impianti di rimozione possono essere, infatti, installati anche a scopo preventivo.
È proprio questo il caso della cantina vicentina, dove, a fronte di una potenziale contaminazione, è stato installato un impianto di rimozione a carboni attivi e resine selettive. Partendo da un impianto pilota, abbiamo dapprima raccolto informazioni analitiche e chimico-fisiche sulla qualità dell’acqua da trattare. Tra queste: analisi dell’acqua di alimento, TOC, pH, portate, pressioni di esercizio e rilevamento dei consumi idrici. Solo a questo punto si è replicato il sistema misto su scala industriale presso la cantina in oggetto. Questa soluzione, rispetto agli impianti con filtri a solo carbone, offre:

• una maggiore autonomia. La durata massima stimata dei filtri, infatti, va dai 2 ai 3 anni, a differenza di quelli a carbone attivo che, generalmente, dopo un anno vanno cambiati.
Riduzione degli interventi di sostituzione e smaltimento, che permettono di risparmiare sui costi di manutenzione.
• Il risparmio è anche a livello logistico e di spazi di ingombro. Un impianto con solo carbone attivo avrebbe richiesto colonne molto più grandi, con tempi di contatto decisamente elevati.

I vantaggi non finiscono qui. Realizzato nel nostro stabilimento produttivo di Arzignano (VI), l’impianto, che gode dei benefici previsti da Industria 4.0, è stato consegnato al cliente direttamente su skid. All’azienda, dunque, non è rimasto altro che collegarlo. Ciò ha permesso di velocizzare e semplificare notevolmente i lavori. Questa soluzione, ovviamente, può essere applicata non solo a realtà del comparto vinicolo, ma anche ad aziende di altri settori.

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NOTE

¹ Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), European Chemicals Agency
² Per approfondire: The Forever Pollution Project. Journalists tracking PFAS across Europe